L'accessibilità come valore aggiunto

Ormai qualche anno fa, in un caldo mercoledì di marzo, discutevo la mia tesi di laurea la cui tematica era la compatibilità tra il recupero/ristrutturazione e il Design for All, ovvero l’accessibilità del progettato.

Mi rendo conto che negli anni il mercato mi ha dimostrato che il Design for All interessa a pochi.
Lo chiamano Universal Design, ma di Universale, semplice, intuitivo, equo ha ben poco.
Eppure, mi dico, la sua applicazione in ambito edilizio porterebbe tali benefici che potrebbero essere anche differenzianti nel panorama dell’offerta immobiliare.

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Forse quello che spesso si ignora e sottovaluta è che tutti invecchieremo, che tutti potremmo romperci una gamba, dover trascorrere del tempo su una sedia a rotelle, avere un figlio e doverlo trasportare nel passeggino, avere difficoltà motorie o di percezione, di qualsiasi natura.

Se è vero che l’appartamento da ristrutturare in condominio senza ascensore (o senza nemmeno la possibilità di prevederlo) non tra beneficio da una progettazione di questo tipo, il fabbricato che presenta già elementi di accessibilità sì, se si interviene solo su un’unità immobiliare.

Chiaro che il discorso cambia se l’intervento è ben più ampio ed è rivolto al fabbricato nel suo complesso: in tal caso fare Design for All è una concreta possibilità.

Invece il tema dell’Accessibilità è ancora visto come un inutile balzello.

Una tavola da imbastire “alla bell’è meglio” tanto per presentare la pratica edilizia, spesso senza avere la completa conoscenza di quello che si fa e della norma che sta dietro.
Con  soluzioni che dovrebbero dare una rappresentazione di accorgimenti per rendere facilmente adattabili i locali ad esigenze specifiche, ma in realtà sono “campate per aria” e significherebbero ri-ristrutturare il tutto.

Una sorta di stuccatura per sistemare i difetti.

Quando invece il “Progettare per Tutti”  è una “progettazione per l’individuo reale, inclusiva ed olistica, che valorizza le specificità di ognuno, coinvolgendo la diversità umana nel processo progettuale” (cit. DFAItalia, che vi invito a visitare).

Tra qualche giorno riapriranno i cantieri e inizieranno nuove sfide.

Una di queste per noi progettisti credo possa essere “educare” i nostri Investitori, i nostri Clienti dando loro gli strumenti necessari per capire quali potrebbero essere i vantaggi del progettare in maniera olistica, a 360°.

Lo fanno in molti? No.
Richiede investimenti aggiuntivi? No, è solo uno sforzo progettuale (chiaro, non parlo di casa domotica…quella li richiede)

Può essere un valore aggiunto? Io credo di sì.